Non so se ci sia un tempo giusto, preciso, per essere felici. So però che ci interroghiamo spesso su come esserlo, e ripensiamo a tratti a quando lo siamo stati.
Oscilliamo tra la nostalgia della felicità passata, nota e riconosciuta tale, e la sua perenne attesa, tanto più dolce quanto più ambita.
Lorenzo ha 10 anni. Sogna di andare in America e lavorare alla Apple, magari come programmatore, ma anche come commesso. E invece di sollazzarsi nella spensieratezza di questo tempo, scalpita perché di anni vorrebbe già averne almeno 20. Sofia invece è preoccupata di non sapere ancora che lavoro potrà fare da grande. Come se i sogni e i desideri avessero un tempo di emissione. E nell’attesa di chiarire le sue future sorti, si prefigura in un domani lontano dove si immagina con una famiglia numerosa. Nel dubbio si rivolge a suo fratello e dice “Lori, se non dovessimo trovare un’anima gemella, andremo a vivere insieme e adottiamo un bimbo, ok?” E l’idea di felicità è racchiusa là in quel futuro lontano e in una rappresentazione di famiglia che null’altro vuol dire che amore, vicinanza e cura. E in questo loro proiettarsi rivedo il mio languore passato, quell’attesa di una linea irraggiungibile che si spostava sempre un po’ più avanti.
Perché in fondo è un destino un po’ comune, nelle vite di ognuno di noi ci sono quegli anni rotondi e sfavillanti, passati con un occhio all’orologio, ai traguardi prefissati, alle tappe programmate. L’attesa di qualcosa è un meccanismo propulsore che racchiude euforia e fiducia. L’attesa è anche una scusante valida per temporeggiare, per attendere il tempo migliore, il momento proprizio, ricetta che contempla a fatica l’ingrediente felicità. Passiamo gran parte del tempo a pensare a quello che sarà, immaginare in un’area di fantasia di color rosa quelli che sono i nostri progetti o semplicemente momenti. Il primo bacio, la prima vacanza da soli, la prima casa, l’amore grande, il primo stipendio, il primo figlio e via in un rincorrere di prime volte memorabili, nell’illusione che, solo al raggiungimento di quei “primi”, ci sentiremo veramente felici. E il tempo della felicità si ricongiunge con quello dell’attesa, perché aspettare, immaginare ci rende più appagati del compimento, del traguardo raggiunto. E ogni traguardo ne richiama a ruota immediatamente un altro e accende un’inquietudine perenne.
Aspetto le vacanze tutto l’anno, per pensare a come organizzare settembre, quando arrivano; inizio l’anno scolastico proiettandomi al Natale che verrà; trascorro l’inverno alla ricerca di un debole tepore primaverile. Vivo nell’attesa e mi perdo un presente che si agita per attirare la mia attenzione.
Stai qui con me, mi dice mia mamma, chiacchieriamo un po’ e poi pensi a come organizzare la settimana.
Fermati e vivi. Deglutisco e poi respiro, cerco di fare l’unica cosa sensata: godermi quello che ho, ignorando tutto il resto. Non guardando né orologio, né smartphone, bloccando il corso dei miei pensieri, rallentando i battiti per sentire meglio battiti di vita intorno a me.
Due anni fa ho passato l’estate più dolorosa e impegnativa della mia vita e avrei voluto prolungare quel tempo all’infinito. Allora sì che mi sono lasciata travolgere dal presente e da quei minuti preziosi che sapevo non sarebbero tornati più. E ho vissuto dentro una bolla fatta solo di istanti vivi e puntiformi. E allora che ci sia un tempo felice dell’attesa, che non ci faccia smettere di aspettare qualcosa. E di sognare. Ma che sia anche un tempo che cristallizza quello che abbiamo sotto gli occhi, che ci faccia cogliere la felicità presente.
La pizza di questa sera con gli amici che chiude il cerchio di una settimana per nulla organizzata.
Mi incanta come scrivi, Marghe! Bellissimo questo pezzo sul l’attesa e la felicità!💗
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Ma tu sei troppo generosa, grazie !!! sul tempo vorrei scriverne sempre 🙂
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No macché generosa, é vero!!!
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La mia meringhetta! ❤️
Queste righe sono incantevoli e sì, dovremmo imparare a STARE e cogliere tutto quello che di buono può arrivare 😘
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La mia cara Tati, ti immagino nella tua casetta con una tisana davanti al PC…pensa un po’…qui bisogna organizzare un incontro autunnale e stare un po’ insieme, che dici?
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Io direi proprio di sì… Ci vuole davvero… 😘
( in realtà sto girando per casa come una trottola… Urlando con cadenza di due minuti :” Mini!!!! Vieni a lavartiiiiii!” … Non proprio tenerella, via) 😉
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ahahahah allora ho cannato in pieno, in effetti vista l’ora 😉 baci e buona cena
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Come scrivi bene, sei sempre profonda e mi fai riflettere tanto.Un abbraccio
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Profonda è una parola grossa 😉 sono pensieri un po’ confusi a cui si cerca di dare forma! grazie, grazie, un abbraccio
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Ha tutto molto senso e sai renderlo semplice con la tua saggezza delicata. È quello che mi sto bene sforzando di applicare, vivere il presente senza proiettare aspettative. Godermi qualche pagina di un buon libro senza fretta, una cena con il cellulare spento, una domenica sul divano. Piaceri semplici e preziosi. Un bacio mia carissima!
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Saggezza delicata, che bellezza! Anch’io mi sto sforzandosi di farlo, mia cara, e non è affatto semplice!!! Siamo in rincorsa costante, in moto perpetuo, percorsi da un’inquietudine crescente…almeno per quel che mi riguarda…. Un abbraccio tesoro bello 😍
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Un abbraccio grande a te 😘
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È proprio vero che conta più il come si scrive piuttosto che il cosa si scrive… giusto due giorni fa ho pubblicato un post in cui cercavo di dire circa quello che hai detto tu, ma il tuo è più completo …!
Comunque io da piccola progettavo di andare a vivere a Milano, sopra la Rinascente, esercitare la professione di medico e viaggiare su una Seat Ibiza.
Mia figlia che ha sei anni dice che da grande vuole fare più lavori: la maestra, la ballerina …e la regina!
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Ciao Elena, benvenuta e bentornata! Tua figlia ha le idee ben chiare, la prospettiva di fare la regina non è niente male 😉
Grazie per le tue parole, passerò con piacere a trovarti!
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Bentrovata, volevo dire! ☺☺☺
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Grazie 😊 ogni tanto cambia idea e alla ballerina si sostituisce la cantante o viceversa. Ogni tanto spunta la parrucchiera… ma la Regina resta una costante 🙂
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ma speriamo sempre di rimanere accesi con quest’ansia per il futuro, anche a 80 anni (fosse anche per l’attesa del primo catetere, della prima dentiera, della prima badante…) perché se invece ci attorcigliassimo all’indietro, nella nostalgia di quello che abbiamo alle spalle, vorrebbe dire che siamo diventati vecchi!
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Ahahahah l’attesa della prima dentiera, santa pace, non ci avevo mai pensato, eppure ci sarà anche quella 😀😀😀 ciao caro Romolo!
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Sarà che sono emotivamente instabile ma mi hai fatto luccicare gli occhi… te possino Marge! Comunque magari per esperienza posso dire che nella vita moltissime cose non sono andate come sognavo, eppure non posso fare a meno di pensare che in qualche modo la vita ha saputo comunque stupirmi con altre cose. Magari la felicità si nasconde in posti inaspettati…. per cui se anche i tuoi figli non dovessero trovarla nei posti in cui la cercano, potranno sempre farlo altrove. Altro non so. Brava e baci Marge! 😘😘😘
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Rom, no i lucciconi no, non volevo! Che bel pensiero positivo hai espresso, in effetti poi la felicità spunta e compare un po’ come capita e fortunatamente siamo anche noi in grado di scovarla 😉 in bilico costante tra attesa e rimpianto!!! Un bacio grande con lo schiocco! 😘😀😘
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un piacere leggerti, riconoscersi.
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Grazie rodixidor! Grazie di ❤
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Viviamo per un traguardo che una volta raggiunto perde di valore. Per questo tendiamo a premiare l’irraggiungibile…
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Non potevi dirlo meglio, è così! Sempre alla ricerca dell’irraggiungibile…un saluto dolce Dora 😍
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Un bacio grande amica mia 🙂
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Reblogged this on Giuseppe Albano and commented:
In risposta alla blogger Margherita Penza e al suo scritto sulla felicità in relazione al tempo.
Secondo me questa idea da “Sabato del villaggio”, di cui il tuo scritto appare una versione in prosa, nasce dalla pretesa di voler cogliere (pensare) la felicità. Trasformando la felicità in “idea”, in qualcosa da comprendere, la si tramuta in un oggetto esterno alla coscienza che, inevitabilmente, si cerca di afferrare. Questo oggetto, dunque, come qualunque altro, proprio in quanto tale, è posto fuori del nostro sentire, mentre la felicità è dentro di noi, siamo noi. In sostanza, la felicità non può – e non deve – essere pensata, ma solo vissuta. E, in quanto vissuta, non può essere pensata. Noi non ci accorgiamo di essere felici, quando lo siamo, proprio perché lo siamo, perché quella felicità la stiamo vivendo.
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Grazie per la condivisione sul tuo blogspot e i tuoi spunti di riflessione!
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Ciao Marghe.
E’ vero, siamo sempre un po’ troppo proiettati nel futuro, talvolta perdendo di vista il momento attuale. Ma è difficile riconoscere la ‘felicità’ nel momento esatto in cui si è felici. Un po’ come non ci si compiace di stare bene, ma ci si lamenta quando si sta male.
Kisses.
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Eh lo so che è così, che peccato però!! Sarebbe bello riuscire a cogliere e gustare appieno quei momenti!!! Un abbraccio Andrea
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Mrs me l’ero perso! Sei deliziosa nell’affrontare col tuo stile quest’argomento che ci vede così tremendamente vicine…
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oh oh ma grazie!!! e so bene che ci sono dei temi che ci vedono tremendamente vicine 🙂 il tempo , mi sa, è uno di quelli!
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Mi riconosco nel tuo pezzo, a tratti attinente al mio ultimo… dev’essere un male di stagione.
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Verrò a leggere 🙂 sì temo che l’autunno induca in certi pensieri … buona giornata!!!
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vabbe… che te lo dico a fa???
l’attimo subito prima… le attese… le illusioni…
adesso, ora… che siamo cresciute a volte non ci pensiamo piu… non ci creiamo piu illusioni, o non dovremmo? ma credo il segreto sia nel continuare a farne… e poi arriverà quel che deve arrivare… anche disorganizzato!
un bacio marghina!
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Scrivi benissimo, non riuscivo a staccare gli occhi dallo schermo! Mi ritrovo molto nelle tue parole, sono in un periodo di stallo della mia vita…non so cosa fare e nel frattempo aspetto la grande notizia che mi cambierà (forse, si spera) la vita.
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Ma grazie, mi fa piacere, benvenuta e bentrovata! Il tempo dell’attesa ha una miriade di sfumature interessanti da vivere ed esplorare 🙂 Ti auguro che arrivi quella grande notizia che stai aspettando!
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