Abiti comodi.

pexels-photo-116394

Pensava davvero che a un certo punto della vita ci si sarebbe sentiti comodi nei propri abiti. Frutto dell’esperienza acquisita, delle cose imparate, di sbagli, intoppi, risollevamenti. Perché con l’età si sa, si capitalizzano gli errori fatti, si arriva a capire cosa ci fa star bene e male, a prendere le distanze, ad avvicinare all’occorrenza, a non perdere più se stessi mentre si vuole troppo bene a qualcuno.

Eppure si ritrovava ancora a chiedersi quale fosse davvero il proprio posto, con quella pretesa accumulata sotto pelle, attraverso richieste più o meno esplicite, subite come gocce inesauribili di una flebo attaccata al proprio braccio.

Si ritrovava ancora nei panni di una ragazza non abbastanza bella, né sufficientemente spregiudicata, non abbastanza intelligente, né sufficientemente adeguata, non abbastanza originale, né sufficientemente diversa, giudicante al limite dell’impietoso, richiedente al limite dell’ossessivo.  E d’altra parte aveva imparato a volersi bene così, tremendamente insicura, ma possibilista, aperta a ritrattare, affetta da quella sensazione di non meritarsi tutto quello che aveva, che rimaneva acquattata lì accanto, insidiosa.

Alla sé quattordicenne urlerebbe oggi di spezzare quel righello immaginario, con cui si era misurata e continuava a farlo negli anni. Per sentirsi un po’ più comoda nei vestiti di oggi. E non immancabilmente imbarazzata. O meglio rilassatamente imbarazzata. Quando fa la spesa, che tanto lo sa di non essere casalinga esperta e che possono fregarla come vogliono “Signora li prenda questi gamberoni, sono eccezionali veramente”. Quando va alla ricerca di un rossetto rosso fuoco che la faccia sentire donna per davvero, anche se il rischio è che le rimanga tutto sui denti , perché i rossetti a lunga tenuta si adagiano meravigliosamente sul suo smalto. Quando va dall’estetista, che non è detto che anche lì debba subito fare outing e dichiarare quante volte non si è curata abbastanza e ha usato a sproposito rasoio e creme da discount. Quando inizia una presentazione in pubblico, perché se le labbra si seccano e la salivazione è azzerata, potrebbe anche solo trattarsi di un abbassamento di voce temporaneo, dovuto al maltempo. Quanta influenza c’è in giro di questi tempi. Quando è alle riunioni di classe, che tra mamme tigri, impeccabili, dolcemente comprensive e svampite sognatrici anche qui non ha ancora ben capito dove collocarsi, sa solo che alterna nel suo nascondiglio domestico piazzate incontrollate a glicemiche dichiarazioni d’amore, condite di un’ansia diffusa. Quando le assegnano un nuovo lavoro, perché certamente ci saranno molte persone più capaci di lei, e da loro potrebbe imparare piuttosto che applicare immediatamente comparativi di minoranza.

La sindrome dell’inadeguatezza è sempre lì pronta, è in agguato, si insinua nella coscienza e bisbiglia, facendosi memento di tutte le nostre mancanze, sociali e personali, intime e collettive. Non basta una vita per liberarsi di quei richiami che ci siamo autoinflitti, di quello sguardo severo che ci restituisce il nostro specchio. O forse no.

E allora non sarebbe meglio crescere con un ego smisurato piuttosto che rincorrere a fiato corto e senza soste la distanza tra quello che si è e quello che si dovrebbe o vorrebbe essere?

Di certo sa che quel righello immaginario va spezzato e non deve puntare sempre in alto e incombere da lassù, ma farsi orizzontale: su di lui vorrebbe imparare a camminarci sopra con determinazione ed accoglienza, come linea immaginaria di una vita che fluisce comunque, abiti larghi o stretti che siano, rossetto sui denti incluso.

Probabilmente c’è ancora tempo per imparare a stare confortevoli nei propri vestiti e nel frattempo li compra, sbizzarrendosi tra taglie, colori e stili. E’ un’ottima scusa per sentirsi autorizzata nella difficile ricerca dell’abito più comodo.

31 thoughts on “Abiti comodi.

  1. “… alterna nel suo nascondiglio domestico piazzate incontrollate a glicemiche dichiarazioni d’amore, condite di un’ansia diffusa. “… mi ci ritrovo…UUUUuuuuhhh se mi ci ritrovo!
    Buongiorno MeringhettaOpossum mia! ❤

    Liked by 2 people

  2. Per insicuro come me, queste parole (seppur dirette ad un figura femminile) mi calzano abbastanza bene addosso.
    Ma a volte le insicurezze ce le creiamo noi, magari per mancanza di consapevolezza.
    Togliendoci queste zavorre, anche noi insicuri saremmo in grado di volare in alto, anche meglio di chiunque altro.

    Liked by 1 person

    1. Togliersi tante zavorre, questo è il punto… Chissà da dove arrivano, in parte lo sappiamo, ma siamo grandi ormai per fare dietrologie sterili e per non imparare a liberarcene di questi pesi e sovrastrutture…ci proviamo Andrea? Io voglio. Devo!!! 😉 buona serata!

      Liked by 1 person

  3. di’ alla tua amica di cui parli in terza persona che i latini hanno inventato quella cosa meravigliosa di cui son seguace che è l’aurea mediocritas….diglielo, eh, magari potrebbe piacere anche a lei!

    Liked by 2 people

  4. Io spesso a quelli comodi preferisco quelli larghi perchè così mi nascondo 😦 Il che ti fa capire che devo ancora fare un po’ di strada per cercare quelli in cui mi trovo bene 😀

    Liked by 1 person

  5. Non sei il solo caro Rom… da alcuni commenti si capisce che forse siamo in parecchi a provare sensazioni simili…non che sia una gran consolazione 😀😘😍

    Like

Leave a comment