– Sai che mi capita la tua stessa cosa?
– Quale?
– Mi incanto. Mi perdo nelle briciole dei miei pensieri, qualcuno mi parla e io non ascolto. Sono assorta, non ci sono. E’ strano, ma è bello, mi capita.
E sorride.
– Non so cosa rispondere. Anche io l’ho sempre vissuto come un privilegio. Ben sapendo come questo attributo abbia suscitato innumerevoli volte stizza e disappunto, fastidio e rimostranze da parte di tutti, amici cari schierati in prima linea. E’ come se venissi rapita dalle trame della mia mente, risucchiata in labirinti di riflessioni.
Eppure smarrirsi tra granelli di ricordi, lasciarsi catturare da dialoghi di sconosciuti, staccarsi dalla realtà del suono delle parole, soffermarsi sul movimento delle sole labbra e inventarsi dialoghi inesistenti è un’operazione che porta in sé una condizione fatata. E’ qualcosa di più del farsi distrarre. E non lo dico per giustificare anni in cui mi sono sentita dire “Ehi ma dove sei? Ma mi ascolti? Oh Marghe, stavolta hai rotto veramente”
No, credetemi, è lasciarsi incantare. E in quel preciso momento stare d’incanto. Del resto incanto non ha la stessa radice di incant-esimo? E allora è così, non c’è modo di sottrarsi a quella forza seduttiva che ti sequestra e ti chiama da un’altra parte, oppure ti fa stare fermamente dentro a qualcosa o qualcuno.
E’ il fascino di rimanere soli, seppur immersi in una folla o in una serata gremita di chiacchiere e musica; è la meraviglia che ho provato alla mostra di Fontana dove nelle fotografie dei suoi paesaggi ho rivissuto frammenti della mia infanzia, suggestioni di posti dove avrei voluto volare via; è la bellezza di rimanere meravigliata mentre leggo con Sofia la Tormenta di Puskin e sto immobile in quel momento, trattenendo il fiato, per prolungarlo. Non mi soffermo su ogni parola, non ha importanza, non conta, l’intorno sparisce e quel tempo diventa assoluto. E l’estasi sta lì, nella lusinga di un racconto che ha saputo scatenare ammirazione e ci ha tenute insieme. Vicine. Ognuna probabilmente immersa nel suo personale modo di leggere e sentire. Incantate.
– In realtà io penso più semplicemente ai fatti miei, adesso non so se accada proprio tutto questo, forse non ho neanche ben capito …
E’ l’illusione forse di voler elevare e nobilitare quello stato che va più propriamente sotto il nome di distrazione, noncuranza, disattenzione, svampitaggine, deconcentrazione, per i più severi anche superficialità?
Non lo so, me lo chiedo, ma vorrei continuare a viverlo e chiamarlo incanto. Perdere un po’ di coscienza e di equilibrio, abbandonare anche solo per un tratto la rotta, reinventare i contorni, trasformare i suoni, interrompere ciò che sto facendo perché attratta dalla vista di qualcosa o perché sorpresa da qualche fantasticheria.
Siamo strani?
Probabilmente sì, oppure proviamo solo a sbilanciarci e a cambiare prospettiva. E in quella mappa che cerchiamo per capire come perderci e per sapere poi dove andare, talvolta riusciamo anche a stare d’incanto.
Vedi che quando torni, torni d’incanto ❤ Io mi lascio incantare anche dalle piccole cose, un serial TV,una canzone, la telefonata di un'amica. Sì Marghe, siamo strani … e sai come si dice a Roma: 'sti cazzi a noi ce piace così. Ps. ci si vede presto
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Ma quanto ci piace a noi essere così!!! estica 😉 grazie Ro! sai che quando vedo cuori io mi sciolgo 😉
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Io mi incanto nei miei pensieri nei momenti più strani, magari sto mangiando, oppure guardando la TV. Ma in realtà sto pensando ad altro, oppure non sto pensando affatto. Il cervello va in stand by per qualche minuto.
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E’ così Andrea!!! Non so se sia un caso, un privilegio, una condizione esistenziale, ma succede e anche in quel non pensiero di cui parli, c’è una pienezza che a me sorprende! Buona serata 🙂
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E buongiorno a te, Margherita. Tutto bene? Iniziato a prendere i regali?
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Ciao Andrea!!! Figurati, arrivo sempre all’ultimo…sono un disastro 🙂 e poi cerco di ridurre un po’, non perché non ami fare i regali, ma rifuggo un po’ da quelli “istituzionali”….
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Io sono alla disperata ricerca di qualche idea. Se non partorisco nulla, andrò sul reparto cibo e bevande.
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È quel momento di totale assenza -presenza che è in realtà meditazione
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Si credo che sia anche quello…ma quell’assenza-presenza quanto ci riempie? Un abbraccio cara!
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… e in quei momenti il cuore suona un canto tutto suo, indecifrabile e irriproducibile… lo sentiamo noi come fosse il canto di sirene…
Bella MargheMeringa a tra un pochino 😉
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copiona!
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Attenzione a cosa dici che ti metto in taverna coi gatti!! ;D
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e puzzona!
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stai rischiando… io lo dico…. ;D
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e prevedibile!
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Margheeeee! Ro mi rompe!!!! 😛
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E’ proprio un canto che ci chiama a sé …..siiiii ci si vede presto! Evviva! bacio bella Tati
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Ma Ro lasciato direeeee, che a noi poi ci piace così!!! 😀
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Ecco, l’hai fatto di nuovo! Non ha sentito nulla di quello che stavo dicendo… 😉
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ahahahahah vissuto in diretta e in prima persona, più e più volte! Ciao Ennio 🙂
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E io mi incanto!
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e io ne sono molto felice! grazie Romolo!
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Forse non siamo strani, forse siamo solo più impregnati di magia. Bellissimo post Margherita.
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Quanto ci si potrebbe dilungare sulle sensazioni che si provano?…mi piace pensare che sia proprio come dici tu, c’è una magia pervasiva destinata a qualcuno in più 🙂 grazie di cuore Alessandra, felice che ti sia piaciuto!!!
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❤ ❤ ❤
E a proposito, succede anche a me 🙂
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Oh che sollievo sentirsi una piccola tribù 🙂
Grazie Alexandra…vedo che stai facendo un sacco di cose belle, complimenti!
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E’ silenzio nel rumore, vuoto nel pieno, ombra nel sole, lentezza nella fretta.
E’ cercarsi nello spazio tra le parole, una piccola stanza tutta per sè.
Bel modo di essere Marghe, ti si addice come un abito su misura e ti sta benissimo. Un bacio
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Ecco hai aggiunto e avresti da aggiungere molto di quello che ho omesso. Vai sempre all’essenza cara Mela ❤ sempre! Mi piace indossare questo abito 😉, anche su questo hai ragione, lo sento su misura 😘 Un abbraccio forte e grazie!
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che bellezza, Marghe, io mi incanto raramente ormai, cerco di farlo solo mentre son sola, in un libro, in una folla, è una bellissima sensazione, dentro a un bellissimo post
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Grazie Chiara!!!, accade sempre più di rado, forse, però capita e quando accade è una bellezza, sì sì!
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Una condizione privilegiata, un momento di sospensione in cui si tira il fiato e si ricaricano le pile. Sempre più rara. Le tue parole sono un sorso di benessere.
A prestissimo Margherita! 😚
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Grazie Primula! Ci si vede prestissimo a sorseggiare un po’ di benessere e buon vino 😉😃😘
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incantarsi è un piacevole stand-by, una parte di noi che si stacca dalla realtà, bisognerebbe incantarsi dieci minuti al giorno, tutti i giorni, festivi compresi
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Si è proprio così, uno stand by, ottimo suggerimento …dottore mi prescriva 10 minuti di incanto al giorno 🙂 grazie Tads per il tuo commento e per essere passato a trovarmi!
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